Page 77 - roma e il vaticano ita
P. 77
Via Appia Antica
Tra le antiche strade consolari romane, la via Appia
fu la prima a prendere il nome dal magistrato che
la ideò: Appio Claudio Cieco, il censore e console
che costruì anche il primo acquedotto romano
(Acqua Appia). Fu sempre considerata la strada più
importante – Regina Viarum – tra le numerose arterie
che s’irradiavano da Roma per collegare la Capitale
con le altre città dell’Impero (ancor oggi è valido il detto:
“Tutte le strade portano a Roma!”).
La via Appia univa Roma a Napoli, porto d’imbarco per
l’Egitto e per l’Africa, e a Brindisi, porto d’imbarco per la
Grecia e per l’Oriente.
Per percorrere i 530 chilometri del suo intero
percorso occorrevano circa quattordici giorni. Alberi ed
eleganti mausolei abbellivano i bordi della via consolare.
Numerose taverne erano dislocate sul suo percorso
per rifocillare ed ospitare i viaggiatori. È ancora possibile
immaginare le legioni romane marciare sui suoi basoli
per rientrare nella Capitale.
Sulla via Appia l’Apostolo Pietro, forzato dai cristiani
a lasciare la città per sfuggire alla persecuzione di
Nerone, ebbe la visione di Cristo che lo invitò a rientrare
a Roma per testimoniare, con la crocifissione, la sua
fede. Il luogo della visione è ricordato ancor oggi dalla
piccola chiesa del Quo Vadis. Secondo la tradizione,
anche San Paolo percorse questa strada quando da
Cesarea di Palestina giunse a Roma dove, nell’anno
67 d.C., subì il martirio sulla via Ostiense. Ancora oggi
la strada conserva intatto il suo fascino. Maestosi pini,
resi famosi dal compositore Ottorino Respighi (Pini
di Roma) e alti cipressi, uniti alle emozionanti vestigia
romane ed alle memorie della Chiesa delle origini,
creano un’atmosfera romantica particolarmente
suggestiva al tramonto.
Entrando dalla grandiosa Porta Appia, rinominata
più tardi Porta San Sebastiano, la più spettacolare
e meglio conservata tra le porte della cerchia delle
Mura Aureliane, s’incontrano le prime e più importanti
catacombe. Seguono il Circo di Massenzio del
IV secolo d.C. la cui spina era stata ornata con l’obelisco
che Domiziano aveva eretto, tre secoli prima, vicino
al suo circo (l’attuale piazza Navona). Per uno strano
gioco del destino l’obelisco è ritornato nel suo luogo
d’origine. Fu riusato da Bernini, nel XVII secolo, per
ornare la fontana di piazza Navona!
Segue la maestosa Tomba di Cecilia Metella eretta
verso l’anno 50 a.C. in onore di Cecilia, figlia di Metello
Cretico (conquistatore dell’isola di Creta) e moglie di
Crasso, figlio del triunviro e generale di Cesare.